Edoardo Porro

Edoardo Porro (Padova, 1842 – Milano, 1902) si laureò a Pavia nel 1866 e divenne assistente all’Ospedale Maggiore ed alla Scuola di Ostetricia di Milano.

Nel 1875 ottenne la cattedra di Clinica Ostetrica a Pavia, conservandola sino al 1882, anno in cui tornò a Milano a dirigere la Scuola Ostetrica di S. Caterina. Il suo nome è legato alla “amputazione cesarea utero-ovarica” da lui ideata ed eseguita la prima volta nella Clinica di Pavia il 21 maggio 1876, operazione che trasformava radicalmente le indicazioni e gli esiti dell’operazione cesarea sino allora praticata, cui andava connesso un preoccupante tasso di mortalità materna e fetale.

Dall’abilissimo sperimentatore Eusebio Oehl, Porro trasse l’idea di eseguire l’amputazione utero-ovarica sugli animali prima di tentare l’atto operativo sulla donna gravida; da Zoja , già chirurgo militare e poi valente maestro di anatomia pratica ed applicata alla chirurgia, apprese la precisa norma anatomica all’intervento operativo. Da Mazzucchelli, chirurgo molto esperto dei processi suppurativi, e da Edoardo Bassini, che nell’Ateneo pavese insegnava chirurgia minore pur essendo già patologo insigne ed ideatore di nuovi processi operatori, volle il consulto diretto, prima di eseguire l’amputazione utero-ovarica a complemento di taglio cesareo.

La procedura di Porro richiedeva l’amputazione di utero e ovaie a seguito di taglio cesareo; l’infezione di questi organi era infatti, come Porro aveva correttamente ipotizzato, la causa della morte materna nella maggior parte dei casi.

Furono tuttavia sollevati, da parte di colleghi, alcuni dubbi etici: si affermava che causare la sterilità nelle donne in questo modo fosse immorale. Porro, fervente cattolico, chiese consiglio al vescovo di Pavia, monsignor Parocchi, un uomo di rigide e severe visioni ortodosse; il chirurgo alla fine fu rassicurato dalla linea di pensiero dell’uomo religioso, che riconobbe

il diritto di sacrificare una parte a favore della salute del tutto.

Dopotutto, notò Parocchi, la pratica di castrare i giovani cantori per preservare le loro voci bianche era ancora accettata, anche nella Cappella Sistina: perciò non vedeva immoralità nel rendere sterile una donna per salvarle la vita.

Il procedimento ideato, il successo conseguito, descritti da Porro con precisione analitica, ebbero subito eco grandissima in tutto il mondo: chirurghi insigni di ogni paese ricalcarono le orme di Porro e così, aperta una nuova breccia per l’ostetricia operatoria, si poterono salvare molte vite umane.

 


Letture suggerite:

Paolo Mazzarello, E si salvò anche la madre: l’evento che rivoluzionò il parto cesareo, Bollati Boringhieri, Torino, 2015.