La storia del Museo

A seguito della Mostra bibliografica dei musicisti cremonesi dal Rinascimento all’Ottocento, organizzata nel 1949 presso l’allora Biblioteca Governativa di Cremona, fu fondato l’Istituto Cesari di Musicologia, dal nome dello studioso cremonese Gaetano Cesari (1870-1934), musicologo e bibliotecario. Con l’accordo stipulato fra l’Università di Parma, il Comune di Cremona, la Biblioteca e l’Istituto stesso, l’ente fu trasformato nella Scuola universitaria di Paleografia e Filologia Musicale, passata nel 1974 all’Università di Pavia. Scopo della scuola era fornire le adeguate competenze storico, filologiche e critiche per lo studio della musica, con un’enfasi sui repertori più antichi, per la cui restituzione si rendeva necessaria una figura professionale sino a quel momento difficilmente reperibile in Italia. Il corso di laurea in musicologia, attivo dal 1979, venne inserito dal 2001 nella Facoltà di Musicologia, sede del Dipartimento di Scienze Musicologiche e Paleografico-Filologiche. Dal 2012 la struttura si è riorganizzata come Dipartimento di Musicologia e Beni culturali.

Attualmente il dipartimento offre sia un percorso musicologico (Laurea Triennale e Magistrale), sia uno artistico-letterario (Laurea interclasse in Lettere e Beni Culturali e Laurea Magistrale in Storia dell’Arte). Nel 2016 è stata attivata la Laurea quinquennale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali per lo specifico percorso professionale Strumenti Musicali, Strumenti e Strumentazioni Scientifiche. Si tratta dell’unico corso abilitante in Italia per il restauro su strumenti tutelati.

Parte integrante della formazione del musicologo, nonché elemento fondamentale per i nuovi corsi di conservazione e restauro, è la collezione degli strumenti musicali, frutto di diversi acquisti e donazioni che hanno accompagnato le vicende storiche del Dipartimento. Su impulso dell’allora direttore Raffaello Monterosso vennero acquistati due pianoforti antichi e un organo di scuola napoletana di inizio Ottocento. L’attenzione ai pianoforti era dovuta anche all’accordatore Luigi Nazzari, che per molto tempo aveva curato la manutenzione degli strumenti della scuola. Costruttore di pianoforti per una vita, prima con la ditta cremonese Anelli e poi con un’impresa da lui stesso fondata (Artigiani Riuniti Pianoforti), si interessò all’ideazione e alla costruzione di modelli molto apprezzati per la sonorità e i dettagli. Attualmente il Dipartimento possiede un pianoforte verticale ARP, ancora in discreto stato di conservazione.

Nell’atrio della sala [N°???], in tre grandi vetrine, sono raccolti gli strumenti della collezione Pellini. Gli strumenti sono organizzati in famiglie e permettono ai visitatori di avere un’idea delle principali tipologie in uso nel Rinascimento e nel Barocco. Gli strumenti a pizzico sono un salterio, sei liuti a sette, otto, nove e dieci ordini di corde, un arciliuto, un gittern, un chitarrino rinascimentale a sette corde e una cetera. Gli strumenti ad arco sono una viella, delle ribeche, una lira da braccio e una viola da gamba tenore. Gli strumenti a fiato sono dei flauti diritti di diverse taglie, corni di camoscio, ocarine, un flauto traverso, una muta di quattro cromorni, bombarde, dulciane, kortholt, cornetti, due trombe diritte, un trombone e una copia della tromba annodata costruita da Anton Schnitzer “figlio” (Norimberga 1564-?), l’originale ora conservata a Vienna, Sammlungen der Gesellschaft der Musikfreunde (n. inv. 181).
La collezione comprende anche un organo positivo medievale, un salterio a corde percosse, una ghironda, una coppia di tamburi e un tamburello.
Grande divulgatore, l’Avvocato Pellini decise, tramite la donazione della sua collezione, di offrire ai giovani che non possedevano strumenti la possibilità di esercitarsi su copie di strumenti antichi. Lo studio della musica antica passa necessariamente dalla conoscenza teorica e pratica degli strumenti musicali per la quale era stata concepita. Da qui l’importanza delle repliche, più facilmente utilizzabili in ambito didattico, oltre che nella ricerca applicata sulle tecniche costruttive.

L’ultima sala del percorso museale è dedicata al piano automatico Aeolian risalente agli anni Venti del Novecento e a una raccolta di circa duemila rulli perforati. Si tratta di uno strumento in voga in quegli anni, che permetteva di riprodurre della musica per l’intrattenimento, prima di essere definitivamente rimpiazzato dal grammofono. I fori, su supporto cartaceo che scorre su un cilindro, sono le esatte istruzioni per riprodurre al pianoforte senza l’intervento di un esecutore brani anche complessi. La dislocazione orizzontale dei fori corrisponde alle altezze dei suoni, la loro estensione in verticale alla loro durata.
Il repertorio dei rulli va dalla letteratura pianistica classica e romantica alle arie d’opera, operette e ballabili. Alcuni derivano da esecuzioni di Pietro Mascagni. Quasi tutti sono stati prodotti dalla ditta cremonese FIRST, di cui questa è la più ampia collezione.
Per preservare i rulli dall’usura è in corso la digitalizzazione dell’intera collezione. In questo modo sarà possibile avere un’alternativa all’utilizzo dei rulli mediante l’autopiano.

 

Massimiliano Guido e Pietro Zappalà
Il testo è un aggiornamento di quello redatto da Laura Mauri Vigevani per la guida del 2003