Enrico Bottini
Laureatosi nel 1860 a Torino, Enrico Bottini (Stradella, 7 settembre 1835 – Sanremo, 11 marzo 1903) passò ben presto all’Università di Pavia, come assistente di patologia chirurgica.
Nel 1864 gli fu conferito l’incarico di anatomia chirurgica, che lasciò l’anno successivo, essendo stato nominato professore di ostetricia e chirurgo-capo operatore nell’Ospedale Maggiore di Novara, dove lavorò per dieci anni, acquisendo una grande esperienza.
Nel 1877 tornò a Pavia, per ricoprire la cattedra di Clinica chirurgica che era stata di Luigi Porta.
La sua produzione scientifica fu intensa. Tra le sue pubblicazioni è da ricordare Dell’azione dell’acido fenico nella chirurgia pratica e nella tassidermica (in Annali universali di medicina, CXCVIII [1866], pp. 585-636), opera nella quale dimostra di aver già chiaramente intuito il concetto dell’antisepsi con soluzioni di acido fenico (da lui usate nelle ferite infette allo scopo di distruggere i “microfiti” che pullulano sulle lesioni), e di averne compresa, applicando le scoperte di A. Bassi e di L. Pasteur, tutta l’importanza nell’applicazione pratica prima ancora che nel mondo si diffondesse il metodo listeriano.
Patologo vivamente interessato alle grandi scoperte del tempo, che segnavano gli albori della batteriologia, scrisse nel 1871 Sulla gangrena traumatica invadente (Giorn. d. R. Acc. di med. di Torino, 10, pp. 1121-1138) dimostrandone per primo la natura infettiva e l’inoculabilità e ne descrisse il quadro clinico con grande completezza.
Nel lavoro sulla Laparatomia antisettica del 1880, è riflessa l’esperienza fatta con i metodi di antisepsi nella chirurgia addominale. La Chirurgia del collo del 1896, edita in tedesco, ebbe larga diffusione e considerazione.
Chirurgo geniale mise a punto vari processi operativi di sua personale concezione come quelli per la resezione endorale del mascellare, per la resezione sottoperiostea della mandibola, per la cura del serramento stabile della mandibola, per l’estirpazione del gozzo e per l’amputazione totale della laringe.
Compì con successo operazioni arditissime non ancora affrontate da altri, come la resezione della vena cava ascendente, che segnava un fatto nuovo nella storia della chirurgia, e l’isterectomia per via vaginale nel cancro dell’utero.
Si occupò di urologia, ideando originali modificazioni di procedimenti operatori, nuove tecniche e particolari strumenti. Da ricordare per l’originalità della concezione e il grande interesse suscitato, l’operazione, che da lui prese il nome di incisione termogalvanica della prostata (si trattava di una divisione della prostata, conseguente alla creazione di un solco nel lobo medio della ghiandola per mezzo di un galvano-cauterio introdotto nell’uretra, un’ alternativa ai metodi del cateterismo a permanenza e della prostatectomia totale). Nella monografia Sull’iscuria prostatica, del 1900, Bottini espose i frutti della sua larga esperienza in questo campo.
Eletto prima deputato e poi senatore, si adoperò per risolvere molti problemi della vita universitaria. Ebbe sempre un grande attaccamento alla sua Università, alla quale procurò larghi mezzi per il suo rinnovamento. Morì a Sanremo dopo breve malattia, nel 1903.