Piccola Fiaba del lunedì. Alessandro Volta e il suo amore contrastato. Parte 2
Tanto tempo fa, da esperimento ben fatto, nacque un’invenzione di sicuro impatto…
Era il 1791, un anno fausto per la scoperta
di un curioso tratto della rana, e inaspettato;
Il dottor Luigi Galvani la bestiola aveva aperta,
levatale la pelle, e ora osservava stupefatto:
con due metalli della gambetta univa nervo e muscolo,
ed ecco! Un movimento rapido a sorpresa
come se la rana saltasse ancora al crepuscolo.
Che libro curioso il medico ne ricavò;
alla sua lettura il professor Volta,
d’infelice amor malato, presto si dedicò,
e dalla novità la sua mente fu travolta:
“Ha trovato una gran cosa, il dottor Galvani!”.
Provava e testava l’esperimento il professore,
eppure gli pareva di più ogni istante
che la spiegazione del suo scopritore
dalle vere ragioni dell’effetto fosse distante.
“È elettricità animale che, residua, muove la creatura!”
insisteva inamovibile il Galvani, del risultato suo certo.
“È elettricità normale, l’esperienza mia è sicura –
ribatteva Volta, il fisico – ed ecco cosa ho scoperto…”
Umore della rana a contatto con bacchette di metallo:
questa, in tutto, la ragione dello strano moto.
Per dimostrare la sua teoria Volta su un piedistallo
impilò panni umidi e metalli: cosa che lo rese noto!
La sua nuova invenzione, una curiosa pila,
produceva fluido elettrico, e su ciò pose l’accento;
Galvani appena morto, da Volta si faceva la fila:
sentire il fluire dell’elettricità, che portento!
Il fisico assai rinomato mai non seppe
che quell’elettricità era questione di chimica!
Ebbene, la sua teoria non era priva di pecche:
ma ci regalò la Pila, del progresso gran amica