Piccole storie del lunedì. Un chirurgo speciale
1752. Giovanni Alessandro Brambilla si stava dimostrando un buon elemento presso l’ospedale San Matteo di Pavia, dove aveva cominciato un tirocinio come chirurgo. Brambilla veniva da una famiglia di modeste origini ma era giovane e pieno di voglia di fare.
Pronto a dimostrare di cosa era capace, si arruolò nell’esercito Austriaco e diventò sotto-chirurgo. I chirurghi all’epoca godevano di poca stima: mal pagati e poco addestrati, operavano con strumentazione inadeguata ed erano spesso considerati semplici barbieri. Brambilla, però, era abile e ingegnoso; le sue operazioni di successo, nonostante le difficili condizioni in cui avvenivano, lo aiutarono a progredire tra i ranghi, fino a giungere a ricoprire il ruolo di proto-chirurgo imperiale: curava persino l’Imperatore in qualità di suo chirurgo personale! Ma Brambilla non si dimenticò dei suoi compagni: conscio dei loro bisogni e desideroso di offrire a tutti migliori servizi chirurgici, chiese e ottenne dall’Imperatore di istituire una Accademia per l’istruzione dei giovani chirurghi. Ideò anche una strumentazione adeguata per l’addestramento nell’esecuzione delle operazioni e chiese che ne fosse fatto dono anche all’Università degli studi di Pavia (le cassette di strumenti sono conservate presso il nostro museo).
Per premiarlo degli anni di immancabile servizio, l’Imperatore lo elevò al rango di Cavaliere del Sacro Romano Impero e gli concesse le armi cavalleresche, con un documento del 1784 tuttora conservato all’Archivio storico civico di Pavia.