Storie di Medici. Ernesto Parona e i minatori del San Gottardo
In occasione del 1 maggio, festa del lavoro, abbiamo voluto ricordare la storia di Ernesto Parona (Corteolona, Pavia, 1849-Milano 1902).
140 anni fa, Parona si occupò della terribile malattia professionale che colpiva i minatori impiegati nella costruzione del San Gottardo, inaugurato nel 1882.
Intorno al 1880 una devastante forma di anemia, spesso mortale, aveva cominciato a colpire gli operai che lavoravano agli scavi.
La malattia era oggetto di pareri contrastanti. Nelle feci delle persone colpite, si era riscontrata la presenza di un parassita intestinale, ma alcuni scienziati attribuivano invece la malattia alla denutrizione, a condizioni di vita e di lavoro poco salubri e igieniche o all’inalazione di sostanze nocive.
Le teorie di Edoardo Perroncito, docente di anatomia patologica veterinaria e poi di parassitologia all’Università di Torino, che identificò il parassita – l’Ancylostoma duodenale – come causa della malattia, furono confermate dalle osservazioni di Ernesto Parona con ricerche cliniche sui 249 minatori ricoverati nell’ospedale di Varese, da lui diretto.
Parona si convinse dell’esattezza dell’ipotesi di Perroncito, e chiarì le modalità della trasmissione del parassita. All’interno della galleria, dove la temperatura era elevata, si creavano condizioni simili a quelle di una palude. I minatori erano spesso costretti a defecare all’interno del tunnel e lavoravano per lunghe ore con i piedi immersi nell’acqua, indossando scarpe consumate e rotte, che non potevano proteggerli dall’attacco del parassita attraverso la cute.
Alla sua morte Parona dispose nel testamento alcuni lasciti all’ospedale di Varese, all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e – più cospicuo di tutti – all’Unversità di Pavia, dove si era laureato nel 1873, affinché con la sua rendita fossero istituiti due posti di perfezionamento per neolaureati in medicina.