Storie di medici. Giovanni Rasori, il dottore Giacobino
Nato a Parma nel 1766 e laureatosi in Medicina a diciannove anni nella sua città, Rasori proseguì gli studi a Firenze e a Pavia. Intraprese poi un viaggio in Inghilterra e Scozia, avvicinandosi al cosiddetto brownismo, un nuovo sistema medico che si poneva come alternativo alle tradizionali idee di derivazione ippocratica. Alla base della teoria fisiopatologica di John Brown era la cosiddetta “eccitabilità”, cioè la capacità degli esseri viventi di reagire agli stimoli. Le malattie, secondo il medico scozzese, potevano essere classificate come steniche (derivanti da eccesso di eccitazione) o asteniche (dovute, al contrario, a una carenza di eccitazione).
Rielaborando in maniera originale le teorie di Brown, Rasori sostenne che la maggior parte delle malattie fosse dovuta a un “iperstimolo” che andava contrastato con un trattamento a base di vomitivi, purganti e salassi, da cui gli epiteti di “vampiro” e “sanguemaniaco” con i quali venne bollato da alcuni detrattori.
Di ritorno in Italia, Rasori si avvicinò a rappresentanti del giacobinismo milanese e, giunto all’Università di Pavia nel 1797 per ricoprire la cattedra di Patologia, mostrò il suo carattere impetuoso e la sua volontà di rottura con il passato…
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Divenuto Rettore dell’Università di Pavia, intraprese provvedimenti di chiara impostazione rivoluzionaria. Tra questi, una riforma del calendario scolastico, nel quale ai nomi dei santi vennero sostituito quelli di personaggi da lui ritenuti benemeriti dell’umanità, tra i quali filosofi e scienziati come Copernico, Galileo, Newton e Morgagni, ma anche Rousseau, Voltaire, Aretino, Giuliano l’Apostata e Hobbes.
I colleghi più conservatori presentarono una formale lamentela poiché alcuni, a loro giudizio, si erano dichiarati nemici di «ogni sorta di religione, specialmente della cristiana» ed erano stati «se non tutti, certamente alcuni di essi, illustri scellerati».
La vita di Rasori fu avventurosa e drammatica: imprigionato all’arrivo degli austro-russi, si arruolò poi nell’esercito franco-cisalpino e divenne amico di Ugo Foscolo. Trovandosi a Genova tra il 1799 e il 1800 si impegnò appassionatamente nel trattamento di una febbre epidemica che aveva colpito la città. Dopo Marengo divenne funzionario della sanità milanese.
Alla caduta del potere francese in Lombardia, Rasori, coerente con se stesso, non si sottrasse al suo destino; aderì a una cospirazione antiaustriaca ma venne scoperto e imprigionato per quattro anni. Uscito di prigione, fu aiutato da Silvio Pellico e collaborò al Conciliatore. Continuò a esercitare la professione medica fino al 1837, anno della morte.
Così come aveva vaticinato l’unità d’Italia, Rasori ebbe alcune intuizioni scientifiche divinatorie: tra queste la teoria del contagio determinato da agenti viventi invisibili (soprattutto in riferimento alla patogenesi della malaria).
Per saperne di più: G. Cosmacini, Il medico giacobino. La vita e i tempi di Giovanni Rasori, Laterza 2002; G. Delogu, Compagno delle vostre fatiche. Giovanni Rasori maestro di virtù nella Pavia del triennio repubblicano (1796-1799), Cisalpino 2015.